Scoprendo
Segovia di
Luigi Attademo
Il
21 febbraio del 1893 nacque a Linares Andrés Segovia. Oggi, in
questa cittadina dell'Andalusia settentrionale, per volontà della
vedova, la Signora Emilia, ha sede la Fondazione-Casa Museo intitolata
al suo nome. In occasione del quindicesimo anniversario della morte,
il 4 giugno prossimo vi saranno traslate le spoglie del Maestro, che
verrà ricordato lo stesso giorno con una messa e un concerto
dell'Orchestra da Camera "Andrés Segovia" (con in programma anche
musiche del direttore artistico della Fondazione, il chitarrista e compositore
Angelo Gilardino) e, l'indomani, con un recital di due dei suoi migliori
allievi "chigiani", Oscar Ghiglia e Linda Calsolaro.
Il
6 giugno Carlos Andrés Segovia, il figlio, giovane filosofo,
terrà una conferenza dal titolo "Musica e hierofania". In essa
traccerà il percorso filosofico e spirituale del padre a partire
da ciò che rimane della sua biblioteca. Questo studio, oltre
ad avere l'importanza che ha per un figlio far rivivere il pensiero
del padre, apre di fatto, per la prima volta, la strada alla ricerca
storiografica sulla figura di Segovia che, al pari di altri grandi della
sua epoca (pensiamo a Cortot, Casals ecc.), esige di essere sottratta
alla "regionalizzazione" in cui la storia della chitarra, a torto o
a ragione, l'ha confinata. Segovia, lettore di Nietzsche e di Goethe,
appare in questa luce come un artista dall'orizzonte culturale complesso.
La
riscoperta del chitarrista spagnolo ha inizio nel maggio del 2001 quando,
con lapertura delle casse contenenti i manoscritti della "biblioteca
segoviana" (chi scrive ne è stato testimone), vengono ritrovate
opere sconosciute o ritenute perdute di importanti autori europei che
tra gli anni Venti e Trenta scrissero per Segovia. Questo patrimonio
è ora in via di pubblicazione grazie all'opera che Gilardino,
nella doppia veste di musicologo e direttore artistico, sta conducendo.
Così, a un anno di distanza da questo rinvenimento, abbiamo un'idea
più completa di quello che fu il musicista Segovia e del ruolo
della chitarra in quegli anni. Più chiaro risulta il quadro storico
che con l'opera di Segovia si viene a delineare. Della valorizzazione
della chitarra in Spagna negli anni Venti sappiamo da Lorca e de Falla,
ma non minore fu l'attenzione verso questo strumento da parte dei compositori
francesi che guardano alla Spagna, così come di quelli inglesi
che gravitano in Europa. Prova ne è il numero considerevole di
musicisti, all'epoca non meno conosciuti di quelli ora ritenuti "grandi"
(tra essi, Cyril Scott, Lennox Berkeley, Henry Collet), che si avvicinano
alla chitarra non con pezzi d'occasione ma con opere significative.
In
modo apparentemente contraddittorio, la maggior parte di queste opere
non saranno mai suonate da Segovia. Di ciò possiamo dare una
spiegazione contingente, come il fatto che, nel pieno della sua attività
concertistica, egli era sottoposto a spostamenti continui che non gli
permettevano di lavorare a quelle musiche, unitamente a ragioni estetiche
e di affinità culturale (pensiamo infatti alla sua predilezione
per compositori dal linguaggio tradizionale, come Manuel Ponce).
Un'altra
linea di ricerca per il futuro sarà studiare, seguendo la traccia
del figlio Carlos, i tanti libri e manoscritti che rappresentano una
testimonianza documentata dell'intervento esegetico di Segovia sulla
musica da lui interpretata e che lentamente dovrà essere riportata
a uno stato di oggettività, dando finalmente a Segovia quel che
gli spetta, cioè uno stile e una poetica che lo collocano pienamente
nellambito dei grandi interpreti del secolo XX.